Cogito ergo viaggio, ovvero perché fare un viaggio solo andata

perché fare un viaggio solo andata

Ci sono infinite risposte alla domanda “perché fare un viaggio solo andata”, e le motivazioni sottostanti non sono solamente quelle classiche, come conoscere nuove culture e cambiare vita: c’è una vera e propria filosofia di pensiero dietro, anzi molte.

 

“La vita è un libro e chi non viaggia ne legge una sola pagina” – Sant’Agostino


Se avete trovato questo blog cercando su Internet, probabilmente vi siete già posti la domanda “perché fare un viaggio solo andata“, perché sentite il richiamo di questo tipo di scelta, e altrettanto probabilmente avete già provato a darvi una risposta.

Se invece siete qui per caso, o siete capitati per curiosità tra queste pagine, allora forse un viaggio solo andata vi sembrerà un’assurdità, un vezzo per ricchi ereditieri o addirittura un modo per scappare da una vita infelice. Non è così. Entrambi avevamo un buon lavoro, famiglie felici, e pochi soldi.

Vorremmo provare a dare una risposta alla domanda “perché fare un viaggio solo andata” per quella che è la nostra personale opinione e per quella che è la filosofia di vita che sta dietro una scelta del genere.

 

Cos’è un viaggio solo andata, poi?


Ma prima di capire perché fare un viaggio solo andata, la vera domanda forse è: che diavolo è un viaggio solo andata?! Nella nostra accezione, che poi è quella che traduce un po’ il termine inglese vagabonding“, significa scegliere di partire per una destinazione consapevoli che quella sarà solo l’inizio del viaggio, decisi a seguire la corrente e ad improvvisare le tappe successive a seconda di quelle che sono le opportunità che si presentano, mantenendosi lungo la strada con uno stile di vita “locale”, lavori da “nomadi digitali” tramite internet e programmi di scambio di volontariato e di conoscenze come Workaway.

Non è un viaggio semplice quindi, né tantomeno una vacanza: significa scegliere consapevolmente di accettare l’incertezza della vita, esporsi volontariamente all’errore per testare la propria capacità di adattamento, aprirsi alle possibilità della vita in un modo in cui a casa non si potrebbe mai fare.

Ma quindi perché fare un viaggio solo andata, se il turismo organizzato è oggi al suo massimo storico, gli hotel sono più economici che mai e i voli andata e ritorno convengono di più? Non abbiamo assolutamente nulla contro una vacanza tradizionale, ed è possibile vivere avventure incredibili anche in poche settimane, lo abbiamo vissuto. Ma ogni volta tornavamo con la sensazione che mancasse qualcosa, che non saremmo mai stati sazi, che non avremmo mai oltrepassato i nostri limiti finché ci fosse stato un biglietto di ritorno ad aspettarci.

Perché fare un viaggio solo andata è un’idea figlia di una filosofia di vita più grande, anzi di varie, e ne è l’estrema realizzazione. Ecco quelle che più ci piacciono e secondo cui stiamo cercando di vivere, oltre ad alcune risorse per approfondirle.

 

Il tempo è la vera ricchezza

un viaggio solo andata guadagnare tempo

La riappropriazione del proprio tempo, come unica vera ricchezza che possediamo: il capitalismo e il consumismo hanno creato un mondo per certi versi straordinario, fatto di infinite possibilità, di crescita smisurata, di ricchezza e potere. Ma ogni giorno di più mostrano anche un lato oscuro, di cui sempre più persone si accorgono: una sorta di “schiavitù” che ci auto-infliggiamo ogni giorno, un circolo vizioso in cui i soldi sono lo scopo ultimo per cui ci alziamo la mattina e lavoriamo tutto il giorno, l’acquisto di sempre più beni fisici che poi dimentichiamo o non utilizziamo, ma che servono a mostrare chi siamo. Lavorare per vivere, o vivere per lavorare? Molti si trovano quasi inconsapevolmente a vivere per lavorare, passando praticamente tutto il proprio tempo in un ufficio che odiano a fare qualcosa che non li rende davvero felici, perché hanno la sensazione che non ci sia altro modo. Questa ovviamente non è una condizione universale: tante persone amano incredibilmente il proprio lavoro, sono riusciti a realizzarsi professionalmente e non sentono il malessere descritto sopra. Ma la verità è che molti, invece, sì. E se pochi lo ammettono, ancora meno cercano di cambiare le cose.

Ma se si considera il tempo come vera unica ricchezza, ci si rende conto di come le cose vadano invertite: è importante cercare la felicità nell’immediato, senza rimandarla a quando ci saranno condizioni migliori, più soldi o qualsiasi altro fattore, perché il tempo è l’unico valore della nostra vita, di cui nasciamo tutti egualmente ricchi, pur senza sapere di quanto. Un esempio molto bello che mi è stato fatto una volta è quello della clessidra il cui lato in alto è stato coperto o annerito: il nostro tempo è la sabbia che vediamo inesorabilmente scorrere verso il basso, accumulandosi sul fondo della clessidra, di cui non possiamo sapere quanto ne resta finché non sarà finita.

 

Il lavoro non è più legato a una scrivania

Il concetto di Smart-working e le possibilità del nomadismo digitale: grazie alla tecnologia la maggior parte dei lavori “da scrivania” oggi non sono legati ad un luogo fisico. La maggior parte dei nostri file sono nel Cloud, accessibili ovunque, le riunioni si possono fare da remoto con una quantità incredibile di soluzioni, gli strumenti per la collaborazione online sono più avanzati di quelli faccia a faccia e in generale il tempo risparmiato, ottimizzato e valorizzato per il lavoro più produttivo, quando non si deve andare in ufficio, è incredibilmente alto. Un vero e proprio “movimento” con tanto di manifesto a cui prendono parte migliaia di persone in Italia (e, stando a quanto affermato durante la Digital Nomad Conference del 2015, supereranno il miliardo nel mondo entro il 2035) che decidono di lavorare da remoto, con ritmi più congeniali e seguendo le proprie passioni, sfruttando possibilmente il costo minore della vita in altri paesi e i vantaggi che ne derivano. Non tutti i freelance o gli smart workers, quindi, sono nomadi digitali, ovviamente. Ma il nomadismo digitale, o stile di vita location indipendente, diventa quasi più sostenibile di una vita in un Paese costoso come l’Italia.

 

Condividere, non possedere


E’ la cosiddetta sharing economy, nel senso più ampio del termine: per quanto il concetto di “vagabonding” sia ben più antico della sharing economy nel senso moderno del termine, è evidente che gli strumenti che questa ha messo a disposizione per i viaggiatori sono incredibili. L’autostop, l’ospitalità a casa di persone del luogo incontrate durante il viaggio, il lavoro in cambio di vitto e alloggio sono “trucchi” antichi come il mondo, a cui i viaggiatori si appoggiano da sempre. Ma oggi grazie a strumenti come BlaBlaCar, Couchsurfing, Workaway, tutto è a portata di click, e reso più sicuro dal sistema dei feedback. Perché non usare tutto questo per viaggiare nel modo più autentico, sostenibile e interessante possibile?

 

capanna

More with less

Vivere bene con poco: un altro concetto che sta alla base della scelta del perché fare un viaggio di sola andata è cercare di vivere senza sprecare, senza rincorrere sempre l’ultima moda, senza accumulare beni e oggetti. 

Invece, riutilizzare i beni (anche grazie alla sharing economy come detto sopra), rivenderli, ridurne l’impatto sulle nostre vite e gli sprechi, sono tutte attività che si legano a quelle precedenti in un’ottica di “ridimensionamento“: se ci rendiamo conto che siamo continuamente spinti a comprare e a consumare, ma che alcune o la maggior parte di queste attività non ci rendono particolarmente soddisfatti, e che i soldi che spendiamo non sono mai abbastanza rispetto a quelli che guadagnamo, è perché l’accumulo di cose materiali, così come di cene fuori o di vacanze costose, non fa altro che affossarci di più nella “schiavitù” in cui ci troviamo e renderci più dipendenti dai soldi e da ciò che gli altri pensano di noi. E non ci rende più felici. L’unica cosa per cui più spendiamo e più diventiamo ricchi sono le esperienze, che non si possono accumulare per definizione e che in certi contesti, come quello di cui stiamo parlando, sono davvero economiche.

 

Perché fare un viaggio apre la mente e il cuore


Vi chiederete comunque perché fare un viaggio di sola andata per mettere in pratica tutte queste cose, immagino. Insomma si può lavorare da casa, lavorare meno, spendere meno e sfruttare la sharing economy anche dal proprio divano. Per quale motivo andarsi a cercare difficoltà, ansie, rischi, e tutto ciò che possiamo associare a questo tipo di viaggio? Perché il vero valore aggiunto, la vera motivazione che spinge a fare una scelta del genere è la volontà di conoscere l’altro, il diverso, lo “straniero”, di cui siamo così assuefatti eppure così terrorizzati.

un viaggio solo andata apre la mente

Tutto ciò che siamo, tutto quello che consideriamo giusto o normale, tutte le cose che consideriamo “strambe” lo sono solo per il filtro che applichiamo alla realtà, che è qualcosa di totalmente ereditato dal nostro ambiente di crescita. Come possiamo quindi giudicare gli altri sulla base di questo? Come possiamo additare lo straniero come cattivo, pericoloso, diverso, quando l’unico motivo per cui è straniero è che non siamo cresciuti nello stesso posto? In un mondo come quello di oggi, in cui le barriere si sono abbattute come non mai e “l’altra parte del mondo” è dietro l’angolo, dovremmo tutti riconoscerci come membri della stessa razza. Eppure è proprio oggi che sentimenti come il razzismo, la paura, il senso del diverso come qualità negativa, sono più forti: lo sentiamo tutti i giorni parlando con gli amici, leggendo il giornale, guardando la TV. Ed è proprio oggi che è più importante viaggiare quindi, mischiandosi con la gente, scoprendo le differenze ma anche le similitudini, superando i preconcetti. È proprio per questo che il “vagabonding” è così allettante ed importante: perché non c’è scuola migliore della strada, e oggi ne abbiamo più bisogno che mai.


Ecco perché fare un viaggio solo andata è più che un vezzo per certe persone, è un obbligo morale, una forma di realizzazione personale più alta di qualunque carriera e stipendio possibile. Ci sono persone che non sentono il bisogno o il richiamo di nessuna di queste cose, che sono davvero felici di una vita “tradizionale”, e non c’è nulla di male in questo, non siamo qui per giudicare nessuno. 🙂

Ma ce ne sono altre che non lo sono, che si rendono conto che qualcosa non va e che vorrebbero cambiare, ma che non hanno le risorse o il coraggio per farlo o che non arrivano nemmeno a realizzare che lo vogliono.

E poi ci sono quelli che, invece, si sono fatti la domanda e hanno cercato la risposta, sui libri, nei blog, nei film. E che una volta che l’hanno trovata non hanno più potuto guardarsi indietro e fare finta di niente. Ed ecco quando e perché fare un viaggio solo andata diventa fondamentale.

Last Updated on Giugno 19, 2020 by Ilaria Cazziol

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