Che lavoro da remoto posso fare? Tutti (o quasi). Parola di gommista

Lavoro da remoto

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La prima volta che ho parlato con Sonny ho pensato:

“Non è possibile che anche il suo lavoro si possa fare da remoto”

E invece, è la prova vivente che tutti i lavori possono essere remotizzati e aprire alle possibilità del nomadismo digitale, se si crea un modello di business scalabile. 

Mentre raccontava con entusiasmo il suo progetto, realizzavo una cosa sorprendente: è riuscito a remotizzare un lavoro che, per definizione, non si può remotizzare – quello del gommista. Diventando a tutti gli effetti un nomade digitale alle Canarie.

Mi sono tornati in mente i messaggi che riceviamo sui social: “Facile per voi che lavorate online…”, “Non tutti i lavori si possono remotizzare”, “A me non basta un PC…”

E lì ho capito che questa storia dovevo assolutamente raccontarla.

A questo punto, se vuoi saperne di più su come trasformare un lavoro tradizionale come quello del gommista in un lavoro da remoto, continua a leggere!

 

Il lavoro da remoto che non ti aspetti: da gommista a nomade digitale

Officina mobile lavoro da remoto

Ho conosciuto Sonny a Tenerife durante una cena con amici e, quando gli ho fatto la classica domanda che ci facciamo tutti noi expat nomadi digitali alle Canarie, che lavoro fai?, lui con mia grande sorpresa mi ha risposto: “il gommista”.

In realtà Sonny ha iniziato da piccolissimo questo lavoro e dopo 20 di esperienza ha deciso di dare una svolta alla propria attività, così ha organizzato un servizio di soccorso stradale mobile, indipendente da quello già organizzato dalle polizze assicurative.

La differenza, ed è qui l’innovazione che ha apportato a questo settore, sta nel fatto che il soccorso stradale non consiste nel recupero del mezzo (attraverso l’intervento di un carro attrezzi) e del trasferimento verso un’officina meccanica, ma nel raggiungere la persona che è rimasta in panne con l’auto direttamente con la propria officina mobile.

Questo sistema permette alle persone in difficoltà di ripartire immediatamente, ad avvenuta riparazione, verso la propria destinazione, senza dover aspettare l’intervento del carro attrezzi. 

Capisci? Il carro attrezzi non fa altro che spostare il problema da un luogo all’altro – mi dice Sonny con passione mentre mi spiega quello che fa.

In pratica gli interventi che la sua officina mobile può supportare sono quelli tipici del classico gommista: riparazione o completa sostituzione della ruota. A questi Sonny ha aggiunto anche il rifornimento di carburante, sia diesel che benzina, e la sostituzione della batteria. Anche se queste ultime due eventualità si verificano più di rado. 

Questi interventi, inclusa la gestione digitale della parte operativa, vengono decisi e organizzati da Sonny dalla sua nuova residenza alle Canarie, dove si è trasferito con la compagna in cerca di un luogo migliore per vivere. Ma anche di un posto dove la pressione fiscale sull’azienda che ha creato, la Top Tire Solution, non fosse così forte come quella italiana. 

La sua quindi è una storia imprenditoriale innovativa. Ha trasformato il suo lavoro, un servizio tradizionale, quello del gommista e del soccorso stradale per pneumatici, in un modello operativo da remoto, gestito digitalmente da Tenerife e fisicamente in Italia (principalmente a Bologna e dintorni).

L’obiettivo è risolvere il problema del cliente sul posto, senza dover trainare la macchina. 

Questo nuovo sistema viene apprezzato dai clienti che spesso, trovandosi a casa, in albergo o ad un convegno, non hanno nemmeno bisogno di essere presenti al momento della riparazione o della sostituzione della ruota.

In altri casi sono in panne per strada e l’arrivo di un’officina mobile che risolverà il problema in loco e immediatamente è visto come un miraggio, e il gommista come un salvatore. 

Ma quindi cosa serve per lavorare da remoto?

 

cosa serve per lavorare da remoto

Ascoltando la storia di Sonny, la risposta è evidente: si può riuscire a fare da remoto qualsiasi lavoro, con inventiva e determinazione. A parte ovviamente ad una buona dose di competenze, ma quello è scontato. Certi lavori tradizionali non sono di per sé remotizabili, è vero, ma studiando il mercato, osservando cosa manca e come si può dare una risposta innovativa a una domanda latente con le nostre competenze, spesso possiamo trovare soluzioni inedite

Ne sono la prova tanti insegnanti di attività fisiche che hanno creato scuole online, come la nostra scuola digitale di fotografia di viaggio, i professionisti super skillati che si sono reinventati come consulenti, e…Sonny.

Non sono rari invece i commenti in cui chi ci segue e, in maniera più o meno costruttiva, discute sui lavori che si possono o non si possono remotizzare.

Sonny è la risposta a tutti quelli che ci hanno scritto “be’ facile per voi che lavorate al pc!”. La verità è che non devi essere necessariamente un grafico, un programmatore o un content writer per diventare nomade digitale e liberarti dal vincolo geografico.

Guardando Sonny mi sono resa conto che lui ha creato quello che molti altri non hanno mai nemmeno pensato lontanamente di realizzare, diventando di fatto, e forse inaspettatamente per lui, uno dei tanti nomadi digitali italiani.

Ciò che ha fatto davvero la differenza, oltre all’inventiva e alla determinazione, è il mindset! Un elemento fondamentale per entrare in un mondo così difficile come quello digitale, partendo da un lavoro che viene realizzato totalmente offline.  

Il mindset per diventare nomade digitale da lavoratore analogico 

nomadi digitali lavori

Il suo non è un “lavoro remoto per arrotondare”, lui ha preso un lavoro che nasce vincolato ad un luogo fisico e lo ha trasformato in qualcosa di mobile, stravolgendo di conseguenza anche il suo ruolo in azienda.

Oggi infatti si occupa al 100% dei clienti, rispondendo alle chiamate sul numero italiano 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Ma non si limita soltanto a questo. 

Quando ha iniziato a lavorare a questo progetto ha capito di aver bisogno di un gestionale, che si è creato da solo, lavorandoci da casa, di notte o durante i viaggi in aereo. E adesso è in grado di produrre un resoconto mensile che include le misure degli pneumatici che hanno subito più forature, il numero di interventi effettuati, i pollici degli pneumatici più comuni, i giorni della settimana in cui c’è più lavoro, il tipo di ruota più richiesta o quale tipo di gomma viene più spesso riparata.

Grazie a questo sistema, il lavoro è diventato molto più semplice, poiché la ditta è preparata in anticipo per gli interventi, avendo già i dati necessari a portata di mano.

Non è quindi solo la parte meccanica a rendere il servizio innovativo, ma anche la parte gestionale, tutto il lavoro di organizzazione che c’è dietro. 

Ma è la scelta migliore diventare nomadi digitali?

Nomadi digitali

Questo significa quindi che lavori tantissimo? – Gli chiedo.

Molto più di prima, mi sono accorto di lavorare molto più adesso rispetto a prima, perché adesso ogni occasione è buona per aprire il tablet e mettersi a lavorare.

Ecco un altro mito da sfatare. Nonostante l’idea comune che lavorare da remoto significhi non fare nulla, è bene chiarire che non è così.

Certo non durerà per sempre. In questa fase iniziale, in cui non può ancora permettersi dipendenti, ha delegato la parte “manuale” ad un collaboratore in Italia e si è incaricato di svolgere autonomamente tutta la parte amministrativa e gestionale.

Ma pensa in grande.

Sta valutando la possibilità di brevettare il suo sistema e creare una “concessionaria” per vendere i suoi furgoni attrezzati e il modello di business ad altri gommisti in Italia, includendo la partnership con compagnie assicurative e case automobilistiche.

Per ora il suo lavoro si svolge principalmente al telefono e davanti al PC. Riceve chiamate tutto il giorno e accompagna il cliente passo passo lungo il percorso che lo porterà alla risoluzione del problema.

Dedica molto tempo a spiegare il funzionamento del servizio, perché molti clienti, sorpresi, si aspettano il classico carro attrezzi, ma soprattutto 

  • tiene informato il cliente mandando la posizione dell’officina mobile mentre si avvicina, aiutandolo a capire i tempi di arrivo;
  • fornisce informazioni sull’operatore che lo sta raggiungendo;
  • gestisce la comunicazione con un’app di messaggistica, così può velocemente inviare le informazioni necessarie, ad esempio dove trovare la misura della ruota;
  • richiede e riceve facilmente le foto necessarie per capire il tipo di problema e quindi comunicare all’officina mobile che tipo di intervento deve andare ad effettuare.

Questo contribuisce non solo a velocizzare il lavoro, ma anche a prendersi cura del cliente.

Quando l’officina mobile arriva a destinazione, infatti, spesso la persona è preoccupata se non addirittura spaventata. Il suo ruolo quindi è anche quello di offrire un supporto morale, tranquillizzando il cliente e facendogli arrivare anche beni di prima necessità.

Ecco perché, a mio parere, più che chiederci che lavoro posso fare da remoto, dovremmo chiederci cosa serve per lavorare da remoto. E la mia risposta in questo caso sarebbe inventiva, determinazione ma soprattutto mindset.

Questo perché il sogno del cambio vita per Sonny è diventato una sfida con se stesso, anche perché ha comportato il trasferimento di un’intera azienda che in Italia era perfettamente funzionante. 

In un settore saldamente ancorato alla presenza e ad un luogo fisico, Sonny ha creato un modello che reinventa completamente il business del soccorso stradale. E lo ho fatto partendo dal basso, mettendo a frutto i suoi anni di esperienza, la conoscenza dei bisogni dei suoi clienti, e cimentandosi in attività totalmente nuove per lui. C’è stato un lungo periodo in cui lavoro tradizionale e progetto sono andati di pari passo, e questo ha significato sacrificio e duro lavoro

E questo è quello che dovremmo fare tutti quando abbiamo una passione, un’idea che ci tiene svegli la notte, un desiderio da far diventare realtà. Creare la nostra rete di sicurezza, mentre le luci sono spente, prima dello spettacolo.

Solo così ci si può ritrovare, se si vuole, a lavorare da un PC vista mare.

Come lavorare da remoto: volere è potere(?)

Che lavori posso fare da remoto gommista

E se stai pensando che questa è tutta retorica, ti sbagli

Io stessa nel mio percorso di cambio vita incontro i miei (lunghi) periodi “no”, ed erano la normalità quando la notte non dormivo perché passavo il tempo a chiedermi come lavorare da remoto. Io stessa ho tanti momenti in cui la mancanza di clienti, l’ansia del futuro, le continue difficoltà mettono a dura prova il mio cosiddetto “volere”.

Convincendoci che possiamo fare tutto se lo vogliamo, non abbiamo fatto altro che rovinarci la vita. È come se dicessimo, “se non ce la fai, è solo colpa tua”. 

E invece no, non è così. Esistono tante variabili che si scontrano tutti i giorni con l’impegno, lo studio, la fatica e la determinazione, che sono racchiusi dietro quel “volere è potere”. Siamo un po’ tutti vittime di questa retorica e sarebbe anche il caso di cominciare a pensarla diversamente. 

E allora perché tutto questo discorso sulla determinazione, sull’inventiva e sul mindset? Be’ probabilmente perché senza tutte queste cose non si potrebbe nemmeno sperare di raggiungere il benché minimo risultato. E i risultati li raggiunge solo chi ci prova (è il famoso segreto della felicità di cui Ilaria parla tanto nel suo libro).

Chi si chiude in casa a pensare che questo o quest’altro non si può fare, perde già in partenza.

Lavoro da remoto in Italia e come sta evolvendo

Quando ho iniziato il mio cambio vita sono stata guardata con sufficienza o preoccupazione a seconda di chi chi mi trovassi davanti.

Sembrava che il lavoro da remoto in Italia non potesse esistere. C’è infatti, in alcuni ambienti, una convinzione generale secondo la quale il lavoro da remoto serio non esista, e che per lavorare tu debba essere legato necessariamente ad un luogo fisico.

In altri ambienti, direi un po’ più aperti mentalmente, c’è la convinzione che soltanto chi lavora online può cambiare vita e trasferirsi al mare, perché hanno bisogno solo di un PC e di una connessione ad internet per farlo. 

C’è poi ancora un’altra fetta di persone che crede che per cambiare vita e lavoro debba esserci sempre qualche papà alle spalle che elargisca copiose paghette a chi voglia tentare questa strada.

Su questi argomenti c’è sicuramente tanta disinformazione, confusione e molti pregiudizi, e il cambio vita, il nomadismo digitale e il lavoro da remoto in generale sono considerati qualcosa che è appannaggio di pochi.

Soprattutto, tutti pensano che se fai il saldatore, il serramentista, l’idraulico o il gommista, non puoi lavorare a distanza.

Anche io, pur lavorando all’estero da un PC e avendo quindi una mente un po’ più allenata a questo nuovo modo di concepire il lavoro, credevo che non tutti i lavori fossero remotizzabili

Sonny però mi ha insegnato che non è esattamente così, che i lavori dei nomadi digitali possono essere i più diversi se hai la voglia e la competenza di rivoluzionare un settore.

Che lavori posso fare da remoto: conclusioni

Mi sono bastate un paio d’ore di chiacchiere con lui per scoprire che, se hai inventiva, tanta determinazione e il mindset giusto, un lavoro tradizionale come quello del soccorso stradale può essere remotizzato, almeno in parte.

Alla fine della mia chiacchierata con Sonny ho pensato che l’Italia avrebbe bisogno di molti più giovani come lui, così le aziende non potrebbero fare altro che adeguarsi a questa nuova realtà e creare qualcosa di diverso che cambi il volto del lavoro in Italia.

Qualcosa si sta già muovendo.

Le nuove generazioni stanno cambiando il modo di vedere il mondo del lavoro. Ho letto infatti diverse statistiche che evidenziano un cambiamento nelle aspirazioni dei giovani di oggi (ma anche dei Millennials) riguardo al lavoro e alla qualità della vita.

Oggi si dà maggiore priorità al work-life balance, alla tipologia di lavoro, che deve essere più in linea con i propri interessi e valori. Si cerca un ambiente di lavoro più positivo e inclusivo, e sicuramente la generazione Z è molto più attenta al proprio benessere mentale e fisico. Tutte cose che un tempo erano impensabili.

In pratica il focus è passato da “carriera e soldi” a “benessere personale, equilibrio vita-lavoro e valori”. 

Il lavoro sta cambiando, sta diventando sempre più un’esperienza, anche se questo può significare guadagnare di meno o avere un ruolo meno prestigioso. 

Mi immagino come sarebbe vivere in un mondo in cui il lavoro è fonte di felicità e soddisfazione un po’ per tutti. Sarà mai possibile? E quanto tempo dovrà passare ancora per vedere qualcosa di simile? 

Tu cosa ne pensi?

Un abbraccio,

Adriana

Last Updated on Settembre 7, 2025 by Adriana Miccio

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