Ecco una frase che quasi tutti hanno sentito spesso, ma di cui pochissimi hanno realmente approfondito la reale fattibilità in Italia. Eppure quando si scopre come funziona l’anno sabbatico per i lavoratori, si aprono infiniti cassetti che erano rimasti chiusi per molto tempo. Cassetti pieni di sogni, di viaggi, di esperienze che non si pensava di poter realizzare se non con un gesto estremo come il famoso e controverso “mollo tutto“.
Sì perché “anno sabbatico” non è solamente un’espressione fatta, un modo per riferirsi ai periodi di stacco dallo studio e dal lavoro che qualche volta ci si prendo. No, a dire il vero l’anno sabbatico è molto di più. È un diritto dei lavoratori, tutelato addirittura da una legge specifica (quella che tutela anche i periodi di aspettativa, maternità, etc).
E secondo questa legge, è appunto possibile in Italia prendere un’aspettativa non retribuita di quasi un anno (11 mesi) mantenendo il proprio posto di lavoro ma facendo una lunga pausa da esso.
Insomma, lavori da più di 5 anni nella stessa azienda? Fantastico: puoi chiedere un anno sabbatico. È un tuo diritto. Un sogno, non trovi?
Ma allora perché così pochi lo fanno?
Ecco, ci sono tanti motivi, e sono quelli che vorremmo affrontare in questo articolo (e sfatarli). Per scoprire come funziona l’anno sabbatico, nei suoi lati positivi e negativi, e perché chi ne avrebbe diritto troppo spesso non prova nemmeno ad utilizzarlo.
Come funziona l’anno sabbatico “personale” (diverso da quello “lavorativo”)
Possiamo utilizzare l’espressione “anno sabbatico” in due modi: quella corretta, diciamo, e quella ampia. Nella prima parliamo appunto del periodo di aspettativa lavorativa che permette di prendersi una pausa senza lasciare il lavoro. Il secondo modo di intenderlo, invece, è più “personale”, ed è quello in cui la maggior parte delle persone interpretano questa espressione. Se vuoi, in un certo modo, anche noi stessi.
Se la vediamo in maniera ampia e personale, infatti, un anno sabbatico è qualunque periodo di stacco che decidiamo di prenderci dalla nostra vita (lavorativa, studentesca, etc).
Lo intende così tipicamente lo studente che, finito il liceo o l’università, si trova a vacillare al momento di entrare nel mondo del lavoro e decide di investire una porzione del proprio tempo in “qualcos’altro”.
Oppure anche quello che abbiamo fatto noi: stufi del lavoro che stavamo facendo e soprattutto delle modalità in cui lo svolgevamo, abbiamo deciso di partire per un viaggio solo andata, un anno sabbatico durante il quale studiare e mettere in pratica altre modalità di vita, lavoro e felicità.
Ecco, in questa accezione, l’anno sabbatico funziona un po’ come un “mollo tutto“. Un gesto di coraggio , un salto nel vuoto, consapevoli che la strada che si sta percorrendo non è quella giusta, ma ancora non totalmente consapevoli o sicuri di quale sia effettivamente quella da prendere.
Un gesto da pianificare e studiare, non uno d’impulso, sul quale progettare un piano d’azione e degli obiettivi. Come abbiamo già detto in questo articolo, l’idea romantica del “mollo tutto e parto” come gesto spontaneo rischia solo di creare un esercito di disoccupati che lo fanno e poi si chiedono…”e adesso?!“.
Invece no, invece il viaggio solo andata, il mollo tutto, l’anno sabbatico o come tu voglia chiamarlo, sono progetti concreti.
Progetti di crescita personale e professionale di medio-lungo termine, di investimento su se stessi, di coraggio, di vision. Momenti in cui ci si mette in gioco, si guarda la propria vita da una prospettiva nuova, fuori dalla comfort zone, e da cui si torna cambiati, più forti, migliori.
Guarda noi: sapevamo di voler trovare un modo di rendere “location independent” il nostro lavoro. Per riuscirci, ci siamo licenziati e ci siamo messi in viaggio: in questo modo abbiamo dovuto imparare nel modo più diretto come fare. E siamo riusciti a diventare un programmatore e una copywriter freelance e nomadi digitali.
Questa è stata la nostra strada. Noi abbiamo scelto l’anno sabbatico “personale”, quello non riconosciuto dall’azienda, il più rischioso ma che ti assicura maggiore libertà. E ne siamo felici, perché il nostro obiettivo era cambiare vita. Le aziende in cui lavoravamo o avevamo lavorato non erano interessate ad accettare questo nostro ideale di vita, e così abbiamo deciso di andarcelo a creare da soli. E con quello che abbiamo imparato, abbiamo anche scritto un libro.
Ma, come hai capito, non è l’unica strada: è possibile anche fare la stessa cosa rimanendo assunti nella stessa azienda, e mantenendo il proprio posto di lavoro. La legge italiana riconosce il valore potenziale di questo tipo di esperienze, e anche molti datori di lavoro possono farlo. Ma bisogna sapere come funziona l’anno sabbatico, come chiederlo e…anche essere preparati a capire i limiti di questa opportunità.
Prendere un anno sabbatico: come funziona questo diritto professionale e perché così pochi lo fanno?
I requisiti per poter richiedere un anno sabbatico, poi, non sono neanche molti. È un diritto di tutti i lavoratori contrattualizzati che:
- abbiano maturato almeno 5 anni di anzianità in azienda (se sono almeno 8, si può anche chiedere un anticipo della quota del TFR per coprire le spese)
- siano disposti a mantenere il posto di lavoro ma non prendere lo stipendio (tranne i professori universitari), accumulare anzianità, malattie, contributi etc per la durata del periodo sabbatico
- possano presentare un progetto concreto di utilità dell’anno sabbatico per l’azienda e per se stessi
Maggiori dettagli si trovano in questo articolo, ma in realtà non c’è molto altro. Sì, esatto, è così semplice!
Ma allora perché così pochi lo fanno? Forse c’è una fregatura? Forse non ne vale la pena? Secondo me ci sono varie spiegazioni, e penso sia utile prenderle in considerazione per capire che…a volte, “chi è causa del suo mal, pianga se stesso“.
1. Non si sa come giustificare l’anno sabbatico
La verità è che la maggior parte delle persone che sono a conoscenza di come funziona l’anno sabbatico si arenano su questo. Non entrano nemmeno nella fase di progettualità, perché non vedono una scelta del genere come un investimento su se stessi.
“Perché il mio capo dovrebbe concedermelo? Come potrebbe mai avere un impatto positivo sulla mia azienda? Non ci riuscirò mai, tanto vale non provarci nemmeno“. Questo è il ragionamento tipico.
Eppure, è anche un pensiero molto miope: hai mai pensato a quanto è più facile imparare l’inglese o un’altra lingua quando ci si immerge per un lungo periodo in quel contesto linguistico? O quanto possa essere utile per fare affari con una certa zona del mondo conoscerne di prima mano la cultura? O quante skill lavorative (hard e soft) si possano apprendere con un periodo di volontariato?
Giustificare l’anno sabbatico è facile, se hai ben chiaro in mente quanto importante e utile possa essere. Ma alla fine torna tutto lì: quello che serve è un piano d’azione basato sulla maturità e la consapevolezza, così come approfondiamo nella nostra guida.
Altrimenti c’è la stessa differenza che passa tra un Erasmus fatto solo di party e sbronze, e uno di vera conoscenza e crescita. Sta a te scegliere quale ti interessa vivere.
2. Non si pensa che il capo accetterà mai
Un motivo figlio dello stesso ragionamento sopra. Ma un po’ più profondo, se non spinto semplicemente da paura e scoraggiamento personale. Perché a volte è vero: in certi casi, il capo non accetterebbe mai.
Dopo aver visto la reazione molto positiva e partecipe del mio capo quando mi sono licenziata per viaggiare come nomade digitale, in realtà, mi viene da dire che non ci si dovrebbe mai far scoraggiare dall’idea che si ha di una persona (specialmente un superiore lavorativo). Se il piano è buono (vedi sopra) ed è espresso con argomenti convincenti, anche la figura più scettica, tradizionalista e antiquata del mondo non potrà non prenderlo in considerazione.
Tuttavia, in certi casi è chiaro che le possibilità sono minime. La scelta, a questo punto, è duplice: o ci si prova lo stesso (ehi, cosa c’è da perdere?!), oppure…ci si va a prendere ciò che si desidera con le proprie forze, senza un anno sabbatico lavorativo alle spalle.
È la strada più difficile, ma anche l’unica per chi non vuole solo un periodo lontano ma cerca proprio un cambio di vita. È la strada che abbiamo scelto noi, e se senti sia anche la tua, vorremmo aiutarti a seguirla con la nostra guida al viaggio a lungo termine.
3. È più facile lamentarsi che fare qualcosa per cambiare le cose
Probabilmente è questa la motivazione più vera! Abbiamo questa terribile attitudine a lamentarci senza fare davvero qualcosa per cambiare, perché in fondo restare in una comfort zone che ci fa stare male ma conosciamo e sappiamo come gestire, è più facile che uscirne ed esporsi all’imprevisto.
È un po’ quello che abbiamo scritto in quest’articolo sul segreto della felicità: semplicemente, così pochi provano a raggiungerla, che automaticamente chi lo fa ha molte più probabilità di riuscirci.
Perché non ci pensi, la prossima volta che ti viene da dire “tanto non servirebbe a nulla“? 😉
4. Non si sa cosa fare effettivamente durante l’anno sabbatico
Motivazione più pratica, ma sempre superficiale. Se è chiaro il primo punto, come giustificare da un punto di vista lavorativo la necessità di un anno sabbatico e i vantaggi per l’azienda a concederlo, allora decidere COSA fare è davvero la parte più semplice.
Ci sono tantissimi modi di viaggiare che permettono di approfondire una lingua, un’abilità specifica, una cultura, etc. Ognuno può trovare la propria strada e come percorrerla in modo diverso. Ma se ciò che vuoi dal tuo anno sabbatico è crescere, imparare, stupirti, conoscere…allora secondo noi il modo migliore sono i viaggi di scambio (work-exchange travel).
Ne abbiamo già parlato in molti articoli, che ti invito a leggere se sei interessato a capire come funziona l’anno sabbatico per crescere e imparare viaggiando:
- come viaggiare a lungo termine con la sharing economy
- le alternative a Workaway per i work-exchange (gratis e non)
- Come funziona un work-exchange
In più, ti ricordo che su Worldpackers con il codice VIAGGIOSOLOANDATA hai uno sconto di ben 20$ sul prezzo dell’abbonamento annuale.
5. Si ha paura di stare senza stipendio durante l’anno sabbatico
Anche questa è una paura lecita: come si fa a stare fino a 11 mesi senza stipendio? Una bella gatta da pelare.
Se hai accumulato più di 8 anni in azienda, come abbiamo detto, potresti finanziarti parzialmente con il TFR. Ma anche in caso diverso, non dovresti farti scoraggiare da questo: come abbiamo detto, è tutta una questione di progettualità.
Se hai intenzione di fare un anno sabbatico, è giusto che inizi a organizzarlo con grande anticipo e anche a risparmiare per esso. Quando partirai, la casa potrà essere messa in affitto, la macchina venduta o affittata, e qualsiasi altra cosa che ti sembra ti tenga ancorato alla tua vita venduta o messa in affitto.
Avere delle piccole entrate passive non è così difficile, e viaggiare low cost (o addirittura gratis) è ancora più facile se sai come farlo.
Cosa ne pensi? Vorresti chiedere un anno sabbatico? E perché non lo fai? Raccontacelo nei commenti 🙂
Un abbraccio,
Ilaria e Marco
Last Updated on Luglio 14, 2019 by Ilaria Cazziol
Fatto, fatto e fatto. Noi abbiamo deciso di “molare tutto” anche se non avevamo diritto o non ci lasciavano l’anno sabbatico.
Come già vi avevamo raccontato a breve partiremo per un viaggio solo andata e i vostri articoli non fanno altro che caricarci e speriamo che stimolino anche altri viaggiatori e sognatori.
Grazie infinite, un abbraccio
Giorgia & Stefano
Grandi ragazzi, è sempre bello leggervi 🙂 non vediamo l’ora di ricevere vostri aggiornamenti “from the road”! Grazie del bel commento, sono queste le parole che ci spronano a continuare a scrivere ogni giorno <3